Sottosopra

Sotto sopra

Approfondimenti

Nell'italiano contemporaneo "sottosopra" va scritto sempre unito, mai separato!


A proposito

Approposito

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La forma corretta è "a proposito", non "approposito". Fate attenzione a non farvi ingannare dalla lingua parlata! I dialetti di alcune regioni, infatti, in casi come questi tendono a raddoppiare le consonanti e a pronunciare la parola come univerbata.


D'altronde

Daltronde

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Vi siete mai chiesti: "Daltronde o d'altronde, come si scrive?". Sicuramente si tratta di un dilemma che avrà afflitto parecchi italiani almeno una volta nella vita. Si scrive d’altronde con l'apostrofo. Si tratta di una locuzione avverbiale che deriva dall'accorpamento di "di altronde". L'Accademia della Crusca indica daltronde come forma rara e desueta. Il nostro consiglio è di utilizzare la forma d’altronde, con l'apostrofo, che è senza dubbio quella corretta!

Cosa significa d'altronde? Sinonimi? D'altraparte, ad ogni modo, comunque.

Ecco alcune frasi con d'altronde che vi aiuteranno a comprenderne più facilmente il significato e il corretto utilizzo:

  • Alla fine è stato bocciato, d’altronde non aveva alcuna possibilità di superare l'esame.
  • Ho deciso che tra noi è finita, d'altronde non è che tu ci tenessi più di tanto a tenere in piedi il nostro rapporto.

Ci sono altre parole che, come quella appena analizzata, possono essere scritte sia staccate che separate, ma che potrebbero far venire il dubbio "staccato o unito?" Eccone alcune:

​altre, invece, che si scrivono solamente staccate:

altre, infine, che possono essere scritte solamente unita:


Tra l'altro

Tralaltro

Approfondimenti

"Tralaltro o tra l’altro, come si scrive? Con o senza l'apostrofo?". Molto probabilmente, chi sbaglia a scriverlo si lascia condizionare dalla lingua parlata, ma l'unica grafia corretta è tra l'altro, scritto separato e con l'apostrofo.

Sia il DOP (Dizionario di Ortografia e Pronuncia) che l'Accademia della Crusca asseriscono che "tra l'altro" è una locuzione che deve essere scritta sempre separata. Quindi, sebbene la pronuncia possa suggerire che si tratti di un'unica parola, tralaltro, scritto unito, è sbagliato.

Che vuol dire tra l'altro? Cosa significa?

Il significato di tra l'altro è: fra le altre cose; oltre al resto.

Frasi con tra l'altro

Per aiutarvi a comprendere più facilmente la corretta grafia della locuzione, vi riportiamo alcune frasi d'esempio che potrebbero tornarvi utili:

  • Scusami ma proprio non riesco proprio a venire, tra l'altro non sono riuscito nemmeno a pranzare oggi.
  • Giuseppe è del tutto inaffidabile, tra l’altro sto ancora aspettando che mi confermi il suo arrivo per domani.
  • Scusa per il ritardo. Oggi, tra l'altro, sono rimasta bloccata nel traffico.

La lingua italiana è piena di parole che, come quella appena analizzata, si scrivono con l'apostrofo, ma per le quali si potrebbe avere il dubbio "si scrive con o senza l'apostrofo?". Eccone alcune:

Poi, ci sono alcune parole che si scrivono solamente unite:

​Altre, invece, si scrivono solamente staccate:

altre, infine, possono essere scritte sia staccate che separate:


Tutt’oggi

Tuttoggi

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"Tuttoggi o tutt’oggi? con o senza l'apostrofo?", è un dubbio frequente per molti italiani. È senza dubbio più corretto scrivere tutt'oggi con l'apostrofo; infatti, sebbene nel DOP sia segnalata come corretta anche la forma tuttoggi, unita e senza apostrofo, questa è rarissima e sempre più in disuso. Anche l'Accademia della Crusca conferma quanto appena detto, meglio la forma con l'apostrofo.

Cosa vuol dire tutt'oggi? Qual è il suo significato?

Tutt’oggi significa: ancora oggi, tuttora, finora; parole di cui è anche sinonimo.

Frasi con tutt'oggi

Molto spesso tutt'oggi viene anticipato dalla preposizione semplice "a". Per comodità, riportiamo alcune frasi che vi aiuteranno a comprenderne più facilmente il corretto utilizzo:

  • A tutt'oggi costituisce sotto ogni aspetto un ambito inesplorato.
  • A tutt’oggi non ho ancora ricevuto notizie da parte sua.

La lingua italiana è piena di parole che, come quella appena analizzata, si scrivono con l'apostrofo, ma che potrebbero far venire il dubbio "con o senza?" Eccone alcune:

Altre che si scrivono solamente unite:

​altre, invece, che si scrivono solamente staccate:

altre, infine, che possono essere scritte sia staccate che separate:


Tutt'uno

Tuttuno

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"Tutt'uno" è una di quelle parole che deve essere scritta sempre con l'apostrofo (come, ad esempio, "tutt'e due").

La forma tuttuno è oggi poco diffusa ed è preferibile non utilizzarla.

Tutt'uno è una locuzione con valore di sostantivo neutro; vuol dire «un'unica cosa» e può essere utilizzato anche in funzione predicativa.

Es.: I miei genitori sono tutt’uno ( cioè sono in completo accordo, sono come una sola persona).


Entusiasta

Entusiasto

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La forma corretta di quest'aggettivo è "entusiasta", anche se il soggetto a cui si riferisce è di sesso maschile. La regola è valida solo per il singolare.

Quando, invece, si fa riferimento a più soggetti, esiste la distinzione tra maschile e femminile; quindi si dirà "entusiasti" per il maschile e "entusiaste" per il femminile, mentre la forma "entusiasto" è assolutamente sbagliata.


Fa

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Si usa fa o fà? Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, questo è un errore molto comune e si riscontra anche tra persone di medio livello culturale. La forma corretta è senza accento, quindi fa (verbo fare, modo indicativo, tempo presente, terza persona singolare). 

Esempio: Questo non mi fa impressione.

Ricordiamo inoltre che esiste la forma con l'apostrofo fa' : è la seconda persona singolare dell’imperativo del verbo fare (è caduta la i di "fai").

Esempio: Fa' come ti ho detto!

Infine, fa può avere anche la funzione di avverbio indicante un punto nel passato, quindi anteriorità cronologica rispetto al presente; in tale caso va scritto rigorosamente senza accento.

Esempio: Sono stato a trovarla tanto tempo fa.


Un po'

Un pò

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È un altro errore diffusissimo: si scrive «un po», «un pò» o «un po'»? La forma corretta è solo ed esclusivamente «un po'» con l'apostrofo, non con l'accento.

Volete sapere il perché? Ci troviamo dinanzi a un troncamento che, eccezionalmente, richiede l'apostrofo. Infatti, diversamente dall'elisione, il troncamento (che consiste nell'eliminazione di una vocale o di una sillaba davanti a una parola che comincia per consonante o per vocale) non esige l'apostrofo (vd. Qual è o Qual'è? http://comesiscrive.it/dubbi/qual-e-o-quale/ ).

In questo caso la parola "poco" viene troncata e l'apostrofo va segnato per evidenziare che in quel punto è avvenuta la caduta di una sillaba (nel caso specifico la sillaba -co). Ricordatevi, però, che questa è un'eccezione alla regola! 


Tuttora

Tutt'ora

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Si scrive tuttora o tutt'ora? Con o senza l'apostrofo. La forma corretta è tuttora. Ciò può sembrare semplice, ma molti pensano che anche la forma tutt’ora sia accettabile.

Tuttora si scrive esclusivamente attaccato. Chi scrive tutt'ora, forse, si confonde con altre parole, come tutt’altro, tutt’oggi, tutt’uno, che iniziano con tutto e si scrivono con l’apostrofo. 

Come tuttora, anche altre parole devono essere scritte tutte attaccate: invero, giacché, davvero seguono la regola dell'univerbazione.


D'accordo

Daccordo

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D’accordo come si scrive? "daccordo o d'accordo? con o senza l'apostrofo?". A chi non è capitato di chiederselo almeno una volta nella vita? Una cosa è certa non si scrive attaccato, ma con l'apostrofo! La forma corretta d’accordo è, infatti, una locuzione formata da due parole, cioè dalla preposizione semplice da e dalla parola accordo; per tale motivo va conservata come tale, con elisione e apostrofo. La stessa regola si applica al superlativo di tale vocabolo, d'accordissimo, anche se con qualche precisazione.

Per completezza, dobbiamo aggiungere che, sebbene neanche l'Accademia della Crusca sia dello stesso avviso, nel Dizionario d'Ortografia e di Pronunzia, DOP, è ammessa anche la forma tutta attaccata daccordo, ma è segnalata come forma arcaica e ormai in disuso, quindi vi sconsigliamo di utilizzarla.

Frasi con d'accordo

Per comprendere meglio come si scrive d’accordo, vi riportiamo alcune frasi che potrebbero tornarvi utili per utilizzare la parola nella maniera corretta e nel contesto più opportuno:

  • Condivido appieno la tua preoccupazione. Sono d’accordo con te.
  • Mettiamoci d’accordo, prima che sia troppo tardi.
  • Se pensi che sia d'accordo, ti stai sbagliando.
  • D’accordo, arrivo subito!

Ricordiamo che l'elisione è la caduta della vocale finale di una parola davanti alla vocale (a volte anche la lettera "h") iniziale della parola successiva.


A fianco

Affianco

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Se vi state chiedendo su quale tra le due forme affianco e a fianco, sia quella corretta, se è giusto scriverlo attaccato o staccato, per evitare di commettere errori vi basterà ricordare che affianco, scritto unito, è la prima persona singolare del presente indicativo del verbo affiancare. Dunque, se volete utilizzare la locuzione come sinonimo di "accanto a" o "vicino a", la forma corretta da usare è a fianco, scritto separato.

Per completezza, è giusto specificare che la forma "affianco" per intendere "accanto a" non è grammaticalmente scorretta, tanto che viene registrata nel Dop (Dizionario di Ortografia e Pronuncia), ma è indicata come forma arcaica e rara, molto meno usuale della forma separata.

Per tale motivo consigliamo di scrivere "a fianco", in cui la preposizione semplice a viene scritta separatamente da fianco; in questo modo, inoltre, non faremo confusione con "affianco" (1 persona singolare del verbo affiancare).

Un quesito simile riguarda di fianco o difianco, con una grande eccezione, ecco quale. 


Qual è

Qual'è

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Vi è mai capitato di chiedervi "Si scrive qual'è o qual è? Con, o senza apostrofo?"? Il quesito protagonista del nostro approfondimento è causa di numerosissimi errori, anche tra le persone più preparate. La risposta alla domanda "Con, o senza apostrofo?" è soltanto una: si scrive qual è, scritto separato e senza l'apostrofo; qual'è, con l'apostrofo, è uno degli errori che gli italiani commettono piàù spesso!

Perché si scrive qual è, senza l'apostrofo?

Se volessimo cercare di individuare il motivo per cui numerosi italiani scrivono, erroneamente, qual’è, potremmo asserire che molti di loro potrebbero essere stati condizionati dalle locuzioni com'è o quand'è, la cui grafia corretta è con l'apostrofo; in questo caso, però, la parola quale non si apostrofa mai, ma si tronca; ci troviamo, dunque, dinanzi a un troncamento vocalico (o apocope vocalica) e non a un'elisione.

Per le parole come buon (es. buon uomo e non buon'uomo), pover (es. pover uomo e non pover'uomo), tal (es. tal uomo e non tal'uomo), si applica la stessa regola valida per qual è.

Esiste una regola o un modo per capire quando utilizzare, o meno, l'apostrofo?

Cercheremo di individuare un modo per capire quando utilizzare l'apostrofo. È in realtà meno difficile di quanto si possa credere: bisogna capire se il termine da apostrofare può stare, o meno, da solo davanti a un altro termine dello stesso genere; per esempio, nel caso siate indecisi se mettere o non mettere l'apostrofo tra buon e uomo, domandatevi se buon può essere usato autonomamente davanti a un'altra parola dello stesso genere di uomo, dunque maschile. Se la risposta è positiva, si tratta di troncamento e non è necessario l'apostrofo; se la risposta è negativa, si tratta di elisione e l'apostrofo è richiesto. Poiché buon può essere scritto davanti a parole come frutto, chirurgo e tanti altri termini maschili, è chiaro che siamo dinanzi a un caso di troncamento, dunque l'apostrofo non va scritto. 

Nel caso di qual, questo può essere usato, per esempio, anche nell'espressione "qual buon vento"; si tratta, quindi, di troncamento. Ecco chiarito perché l'unica forma giusta è qual è.

Cos'è l'elisione?

L'elisione è la caduta di una vocale finale non accentata davanti a una parola che inizia per vocale; il fenomeno è graficamente segnalato per mezzo di un apostrofo.

Cos'è il troncamento vocalico?

Il troncamento (o apoòcope) consiste nell'eliminazione di una vocale o di una sillaba davanti a una parola che comincia per consonante o per vocale. Questo non esige l'apostrofo (tranne in casi particolari, come po').

Esempi e frasi con qual è

Adesso faremo alcuni esempi, per aiutarti a comprendere meglio l'utilizzo di qual è:

  • Qual è il tuo obiettivo principale?
  • Qual è il tuo nome?
  • Qual è il tempo di incubazione del coronavirus?
  • Qual è la tua canzone preferita?
  • Ecco qual è la probabilità di vittoria.

Se stesso

Sé stesso

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 "Se stesso" o "sé stesso"? Le risposte dei linguisti a questo interrogativo sono diverse.

Cerchiamo di capire le motivazioni per cui i linguisti nutrono pareri diversi sulla questione. Prima di tutto bisogna cominciare col dire che, quando compare da sola, la particella pronominale deve essere sempre accentata, proprio per distinguerla dal se che ha valore ipotetico. Riportiamo due frasi esemplificative: 

A. Se lui studiasse di più, avrebbe buoni voti  (il se è ipotetico);

B. Quella donna fa tutto da sé in casa (il ha valore pronominale).

La regola vuole che il se, invece, non sia accentato davanti a stesso e stessa, medesimo e medesima perché in questo caso è chiaro che riveste la funzione di pronome (questa è la motivazione della regola).

Esempio: Se pensa sempre e solo a se stesso, fa male.

Alcuni consigliano di accentarlo di nuovo al plurale, in casi come "sé stessi" e "sé stesse" per non rischiare di confonderli con i congiuntivi passati di "stare" (“mi chiedevi se stessi riposando”) -ma molti, anche in questi casi, scrivono "se" senza accento-.  "Se medesimi" e "se medesime" si scrivono sempre senza accento, perché in questi casi la confusione non è possibile. 

A questa regola qualcuno si oppone, sostendendo che scrivere la stessa parola in due modi differenti può generare confusione e che scrivere un accento in più in se stesso, se medesimo non costituisce una grande fatica. Una volta stabilito che il pronome si deve scrivere necessariamente accentato per distinguerlo dal se congiunzione ipotetica (lo dimostra l’esempio sopra citato), alcuni non comprendono il motivo per cui stesso e medesimo debbano modificare la regola, confondendoci inutilmente le idee; di conseguenza, preferiscono mettere sempre l'accento e scrivere sé stesso.

Preferite scrivere "se stesso"? Pensate che "sé stesso" sia più corretto? Fate come preferite! Noi, personalmente, preferiamo la forma non accentata "se stesso", pur sapendo che anche quella accentata non è errata.

Anche Leopardi preferiva la forma non accentata, come dimostra il titolo del celebre componimento "A se stesso", pubblicato nel 1835 e appartenente al cosiddetto "Ciclo di Aspasia".

Su una cosa, però, non vi sono dubbi:  "sè stesso" (con l' accento grave) è sbagliato; l'accento sulla "e" è  acuto---> (é)----> sé stesso.


Poco fa

Poco fà

Approfondimenti

Cerchiamo di cancellare i vostri dubbi sulla corretta forma da utilizzare per scrivere questo avverbio; si scrive solo ed esclusivamente poco fa, senza accento sulla a.

Poco fa nutrivate qualche dubbio. E ora?

Vd. pure "Fa o Fà?"


Di nuovo

Dinuovo

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Si scrive unito o staccato? Noi possiamo affermare con piena sicurezza che questa parola si scrive rigorosamente staccata; la locuzione giusta è solo di nuovo. In questo caso non è avvenuto quel fenomeno di "univerbazione", che ha invece interessato parole come tuttora.  

Questa locuzione avverbiale ha lo stesso valore di "nuovamente".

Fate attenzione a non confondere le varie funzioni che di nuovo può rivestire. Nelle seguenti frasi, ad esempio, i due gruppi di parole hanno un significato diverso:

A. Hai qualcosa di nuovo da dirmi?

B. Hai rotto di nuovo qualcosa? 

In A di nuovo si riferisce a qualcosa di di diverso e originale rispetto a quello che già si conosce; in B, invece, ha il valore di  "nuovamente", inteso nel senso di "un'altra volta".


Buonanotte

Buona notte

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Si scrive Buona notte o buonanotte? Attaccato o staccato? Per rispondere, è opportuno effettuare alcune osservazioni, valide anche per buonasera e buongiorno. Entrambe le forme sono corrette: si può scrivere sia buonanotte, unito, che buona notte, separato; questo, però, non è sempre possibile!

Quando buongiorno, buonasera e buonanotte rivestono la funzione di sostantivi, si adopera sempre la forma tutta unita. 

Fasi con buonanotte (sostantivo)

  • Avrei tanto voluto darti il bacio della buonanotte
  • Dai la buonanotte alla mamma! 

In questi casi buonanotte NON è un SINTAGMA composto dall'aggettivo buona e dal nome notte, MA un SOSTANTIVO. La situazione cambia quando utilizziamo buonanotte per salutare: in questo caso, infatti, possiamo adoperare anche buona notte, scritto staccato.  

Fasi con buonanotte o buona notte (saluto)

  • Buonanotte papà! (oppure "buona notte papà!")
  • Buonanotte amore mio! Ti auguro di fare sogni d'oro! (oppure "buona notte amore mio! Ti auguro di fare sogni d'oro!")

Espressioni come buon pomeriggio, buona giornata non si conformano a questa regola e per tale motivo non devono essere univerbate. 

Sebbene entrambe le forme siano corrette, consigliamo di usare la forma tutta unita buonanotte, soprattutto nelle lettere formali, perché risulta più elegante e raffinata.

Quando si dice buonanotte? Da che ora a che ora?

Generalmente si dice buonanotte dalle 21.00 fino all'alba; si dice buonanotte quando si va a dormire; si dice buongiorno da quando ci si sveglia fino alle 12.00, si usa buon pomeriggio dalle 12.00 fino alle 19.00; si dice buonasera dalle 19.00 (o dall'imbrunire) alle 21.00.

"Buonanotte fiorellino"

Tra le tante canzoni della musica italiana che contengono la parola buonanotte, vogliamo riproporvi quella che riteniamo sia una tra le più belle e romantiche: "Buonanotte Fiorellino", del cantautore italiano Francesco De Gregori; il brano, realizzato nel 1975, è contenuto nell'album "Rimmel".

Per completezza riportiamo il testo e il video della canzone:

Buonanotte, buonanotte amore mio
buonanotte tra il telefono e il cielo
ti ringrazio per avermi stupito
e per avermi giurato che è vero
il granturco nei campi è maturo
ed ho tanto bisogno di te
la coperta è gelata e l'estate è finita
buonanotte, questa notte è per te

 

Buonanotte, buonanotte fiorellino
buonanotte tra le stelle e la stanza
per sognarti devo averti vicino
e vicino non è ancora abbastanza
ora un raggio di sole si è fermato
proprio sopra il mio biglietto scaduto
tra i tuoi fiocchi di neve e le tue foglie di tè
buonanotte, questa notte è per te

Buonanotte, buonanotte monetina
buonanotte tra il mare e la pioggia
la tristezza passerà domattina
e l'anello resterà sulla spiaggia
gli uccellini nel vento non si fanno mai male
hanno ali più grandi di me
e dall'alba al tramonto sono soli nel sole
buonanotte, questa notte è per te


Innanzitutto

Innanzi tutto

Inanzitutto

Approfondimenti

Quanti di noi non si sono chiesti almeno una volta come si scrive innanzitutto, o se fosse più corretto scrivere il vocabolo attaccato o staccato, con quante N e quante T. Scartando gli errori più gravi, inanzitutto e innanzittutto, la risposta è semplice: è preferibile scrivere innanzitutto attaccato (con 3 N e 3 T), a innanzi tutto staccato, anche se quest'ultima forma è, tuttavia, corretta.

Innanzitutto, significato? Il suo significato è: Prima di ogni altra cosa, prima di tutto, in primo luogo, per prima cosa. Un suo sinonimo, per cui è valida la stessa regola, è anzitutto. Spesso tale avverbio viene utilizzato per puntualizzare o ribadire un concetto.

Ecco alcune frasi con innanzitutto che vi permetteranno di comprendere meglio il significato dell'avverbio e in quale contesto sarebbe più opportuno utilizzarlo:

  • Se non vuoi essere bocciato, innanzitutto smetti di giocare e mettiti a studiare seriamente.
  • Dovresti evitare di dedicarti a ciò che è superfluo. Devi pensare innanzitutto alla tua salute e a quella dei tuoi familiari.

Esiste poi la forma Innanzi a tutto; nonostante tale forma sia arcaica, è ancora in uso.

La lingua italiana è costellata di altre parole che, come quella appena analizzata, possono essere scritte sia staccate che separate, ma per le quali potrebbe venire il dubbio "staccato o unito?", per evitare di farvele scrivere nel modo sbagliato ve ne riportiamo alcune:

​altre parole, invece, si scrivono solamente staccate:

altre parole, infine, possono essere scritte solamente unite:


Buongiorno

Buon giorno

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Si scrive buon giorno o buongiorno? Attaccato o staccato? Sono due domande che ogni mattina angosciano molti italiani. Per rispondere alla domanda, è opportuno effettuare alcune osservazioni, valide anche per buonasera e buonanotte. Quando la parola viene utilizzata come saluto entrambe le forme sono corrette; ma quando il vocabolo, come già accade per buonasera e buonanotte, riveste la funzione di sostantivo (il più delle volte potrete accorgervene quando è preceduto da un articolo), è corretta solamente la forma tutta unita.

Frasi con buongiorno

A titolo esemplificativo, riportiamo alcune frasi in cui la parola viene utilizzata come sostantivo:

  • Avresti dovuto darle il buongiorno.
  • Il buongiorno si vede dal mattino.

Come abbiamo scritto precedentemente, in questi casi il vocabolo non è un sintagma composto dall'aggettivo buon e dal nome giorno, ma è un sostantivo.

La situazione cambia nelle seguenti frasi, in cui il termine viene utilizzato come saluto:

  • "Buongiorno a tutti! Come va?", che è corretto anche nella forma: "Buon giorno a tutti! Come va?"
  • "Buongiorno papà! Hai dormito bene?", che è corretto anche nella forma: "Buon giorno papà! Hai dormito bene?"
  • "Non hai detto "buongiorno" quando ti sei svegliato!", che è corretto anche nella forma: "Non hai detto "buon giorno" quando ti sei svegliato!"

Espressioni come buon pomeriggio, buona giornata, buona serata non si conformano a questa regola e non devono essere univerbate.

Sebbene entrambe le forme siano corrette, noi consigliamo di usare la forma tutta unita, soprattutto nelle lettere formali, perché risulta più elegante e raffinata.

Buongiorno quando si dice?

Generalmente si dice buongiorno da quando ci si sveglia fino alle 12.00; buon pomeriggio si dice dalle 12.00 fino alle 19.00;buona sera si dice dalle 19.00 fino alle 21.00; buona notte si dice quando si va a dormire;